Con il termine “certificazione” si intende l’atto mediante il quale una terza parte indipendente dichiara che, un determinato prodotto, processo o servizio è conforme ad una specifica norma o ad un altro documento tecnico di riferimento. Le certificazioni sono suddivise in due grandi famiglie ovvero quelle “cogenti” e quelle “in ambito volontario”. Esempi di certificazioni cogenti sono i marchi DOP, IGP, STG nonché la produzione biologica ovvero marchi che nascono dalle normative comunitarie e che presuppongono l’adesione dei produttori a modelli validi in tutta l’Unione Europea. In questo caso la conformità alla normativa viene garantita dall’ autorità competente (o da un autorità di controllo ovvero un organo della pubblica amministrazione di uno stato membro insignita delle sue responsabilità di ispezione e certificazione) e da un organismo di controllo (ente terzo indipendente). Le certificazioni in ambito volontario, invece, si rifanno a norme di standardizzazione e rappresentano un valido supporto per le imprese che intendono rassicurare i clienti sulla qualità e la sicurezza dei propri prodotti. In questo caso la conformità al documento tecnico di riferimento viene verificata da un ente terzo indipendente (organismo di controllo o ente certificatore).
Certificazione in ambito volontario
Le certificazioni in ambito volontario possono riguardare differenti ambiti di una filiera o di un impresa alimentare. Queste garantiscono l’applicazione di sistemi di gestione relativi ad esempio alla qualità, alla tutela ambientale o alla sicurezza alimentare. La ISO 9001, ad esempio, rappresenta lo standard di riferimento internazionalmente riconosciuto per la gestione della Qualità. Tale standard può essere applicato in qualsiasi organizzazione, pubblica o privata, e presenta come scopo primario il miglioramento continuo delle prestazioni aziendali, permettendo all’azienda certificata, di assicurare ai propri clienti il mantenimento e il miglioramento nel tempo della qualità dei propri beni e servizi. La ISO 14001 è, invece, l’esempio di una norma internazionale che specifica i requisiti di un sistema di gestione ambientale. Altre certificazioni quali BRC, IFS e la famiglia delle ISO 22000 si riferiscono, invece, alla gestione della sicurezza igienico-sanitaria dei prodotti alimentari. Oltre alle certificazioni relative ai sistemi di gestione, nell’ambito volontario si ritrovano anche le certificazioni di prodotto e/o di processo. Queste nascono dall’esigenza di valorizzare e differenziare il proprio prodotto valorizzandone alcune caratteristiche peculiari.
Certificazioni cogenti
Per quanto concerne le certificazioni cogenti ricordiamo ad esempio le Denominazioni di Origine e le Indicazioni Geografiche protette, normate dal Regolamento (CE) 510/2006, quali potenti strumenti di valorizzazione non solo dei prodotti ma anche dei territori a essi collegati. Un altro esempio di certificazione cogente è la STG, regolamentata dal Reg. CE 509/2006, che valorizza il carattere di specificità di un prodotto agroalimentare. In questo caso ci si riferisce a prodotti ottenuti secondo un metodo di produzione tipico tradizionale di una particolare zona geografica. Sono esclusi da questa disciplina i prodotti il cui carattere peculiare sia legato alla provenienza o origine geografica ed è l’aspetto che distingue le STG dalle DOP e dalle IGP. DOP, IGP ed STG prevedono la definizione di un disciplinare di produzione al quale l’azienda deve attenersi rigorosamente per poter mantenere la certificazione del prodotto.